mercoledì 18 agosto 2010

Lettera al gruppo di Emergency Rimini - San Marino

Cari amici,
da un po' non mi faccio sentire...ma questa sera ho voglia di scrivervi. Sono sempre nella  valle del Panjshir e queste montagne, che all'inizio mi mettevano un po' di soggezione, adesso mi sono amiche...sono la mia casa!Finalmente sono autonomo, e il lavoro mi piace davvero e mi appassiona sempre più. Sto riscoprendo delle peculiarita' della mia professione che pensavo ormai perdute, stritolate in meccanismi aziendali e politici. Ma Emergency non e' un azienda, e qui la politica la lasciamo fare ad altri. Il mio lavoro e' basato sul rapporto umano e professionale con i colleghi afghani che lavorano "sul campo"; all'inizio erano assai diffidenti, mi hanno 'studiato" (una volta mi hanno pure fregato!) ma adesso abbiamo proprio un bel rapporto, di fiducia reciproca. Facciamo (sul campo) molta medicina di base, abbiamo programmi di vaccinazioni in valli anche molto lontane, e' veramente dura fare capire loro l'importanza di essere vaccinati contro il tetano, o l'epatite, o la polio ecc...inoltre stiamo portando avanti un programma (insieme alle nostre ostetriche) per la salute della donna; cerchiamo di essere presenti sul campo (nelle varie cliniche) almeno una volta al mese, loro visitano le donne in gravidanza e con problemi ginecologici, considerate che qui c'è la piu alta mortalita' materno-infantile al mondo, dopo la sierra leone. Le donne partoriscono a casa e spesso muoiono per cause che con un cesareo si potrebbero evitare. Non vi dico le discussioni con gli infermieri per cercare di convincere le donne a farsi visitare dalle nostre ostetriche, noi cerchiamo di intercettare i parti patologici ed evitare che le donne muoiano da sole a casa. Inoltre abbiamo avviato una campagna di contraccezione; sta avendo grande successo! Questa e' una delle cose piu importanti che facciamo, per vari motivi; primo, le donne non fanno piu 8/10 figli, ma magari 4/5/6, il che le rende meno a rischio, e rende la famiglia in grado di nutrire quei figli (molti muoiono di fame); secondo la donna assume coscienza di se stessa, non come "macchina sforna-bambini" , ma come donna. Questo, come potete immaginare, e' la cosa piu difficile da fare, visto la condizione di sottomissione che la donna vive qui. Ma ho ancora in mente il discorso accorato che ho fatto agli infermieri di Kinch, un remoto distretto dove visitavamo 4/5 donne al mese, e il faccia a faccia che ho avuto con un commander mujaheddin sull' importanza della visita alle donne, sul loro diritto ad essere madri quando loro lo ritengono opportuno, per il bene della comunita intera; credevo si arrabbiasse, invece ci siamo stretti la mano e mi ha promesso che avrebbe fatto tutto il possibile. Il mese dopo, sempre in quella clinica, quando siamo arrivati con le ostetriche.. ..non ci potevo credere...40 burqa azzurri e bianchi aspettavano sedute per terra di essere visitate! Il commander aveva mantenuto la parola, io volevo piangere dalla soddisfazione, ma non ho potuto farlo, che qui non e' una cosa da uomini e non si piange mai. Questa e' solo una delle tante storie che giornalmente si vivono qui. Tanto per non dimenticarmi dove sono, spesso riceviamo feriti di arma da fuoco e da mina, questi ultimi, finora, tutti sotto i 12 anni...piccoli pastori che pascolano il gregge, studenti, semplici bambini curiosi...
La primavera qui sta esplodendo in tutta la sua forza dirompente, il fiume panjshir e' tremendamente ingrossato e impetuoso adesso, le nevi si stanno sciogliendo e i campi di grano sono incredibilmente verdi, il cielo...vabbè qualsiasi descrizione non renderebbe giustizia allo spettacolo della natura.Vi scrivo per condividere con voi queste esperienze ed emozioni, e per ricordarvi che state lavorando ad una cosa grande, grande, che cambia davvero la vita alle persone, le quali non hanno la minima alternativa. Ricordatevi di questo mentre magari siete (giustamente) stanchi e un po' provati da tutte le assurdita' che il nostro bel paese sta attraversando, o dalla preparazione del convegno; pensate a tutte le persone toccate da Emergency, alla cultura, al rispetto, ai diritti, all'amicizia, alla solidarieta' , alla professionalità che questa stupenda "macchina umana" infonde nelle persone, persone scoraggiate, abbattute, prostrate, mutilate dalla guerra, che qui, dal posto in cui vi scrivo, fra rose e alberi di melo, ritrovano la speranza e la dignità perdute.
Un abbraccio a ciascuno di voi.
Matteo






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