L'India è contraddizione, innovazione e tradizione, materialismo ed estrema spiritualità, è il Gange che scorre lento, un incenso che brucia, i templi di milioni di dei, il traffico allucinante, i Sadhu che vivono cercando Dio...L'india è il suono del sitar.
Uno strumento antichissimo, con cui si suonano solitamente dei raga.
E' diventato famoso in occidente grazie a Ravi Shankar che lo ha insegnato ai Beatles.
Il sitar è uno strumento molto affascinante che evoca sonoritàincredibili e spirituali.
Durante un recente viaggio in India sono arrivato a Varanasi, la città sacra agli Indù, qui la gente viene per morire e per bagnarsi nel sacro Gange. Girando per gli strettissimi vicoli della città vecchia mi sono imbattuto (per caso?) in un piccolo negozio di strumenti musicali. Subito affascinato dai sitar esposti ho iniziato a parlare con Vijai giovane musicista indiano e poli strumentista, nonchè padrone del negozio; ci siamo trovati seduti sul tappeto a bere chai ( the latte e spezie ) a parlare di musica e mi sono accordato per prendere qualche lezione di sitar.
L'impostazione e la tecnica è diversa dalla chitarra, e già solo adottare una corretta postura è un successo! (non parliamo poi della accordatura!un delirio per i neofiti come me!!) Ma il suono e la simpatia di Vijai sono travolgenti e così mi sono lasciato convincere.
I giorni sono volati e cosi ho deciso di fare il grande passo, comprare un sitar da Vijai, fatto a mano dalla sua famiglia, che costruisce anche tabla e flauti da generazioni. Come sempre in India c'è stato da contrattare ma alla fine siamo giunti ad un equo (credo e spero per entrambi ) prezzo.
Quando, l'ultimo giorno sono arrivato un pò in anticipo ho visto che benediceva i sitar con incenso e schizzi d'acqua del Gange, ho capito che come tutto in India, anche questo strumento musicale è indissolubilmente legato al divino.
Mi ricordo che mentre compravo dei cd di sitar, una persona per strada mi ha visto ed ha esclamato:
- "Sitar!!!!Il suono di Dio!!!"
L'ostacolo più grande consisteva nel portarlo a casa senza che si danneggiasse, è molto delicato, la cassa di risonanza è fatta da mezza zucca!!Temevo torsioni e rotture del manico dovute a sbalzi termici e di pressione.
Dopo mille patemi e precauzioni ho incollato sulla custodia rigida un adesivo di Saraswati, la dea della musica e delle arti, perchè lo proteggesse.
Il sitar ha viaggiato per mezzo mondo ed è arrivato a Milano tutto intero!!!
Adesso è qui vicino a me, sempre pronto a farmi riassaporare l'India romantica e spirituale, che sembra perdersi nel delirio di modernità, ma che in fondo non morirà mai..
Con il maestro di sitar Vijai Jaiswal a Varanasi
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